FEDERICO FELLINI
Maestro del Cinema Muto



Il motivo per cui ho deciso di scrivere questo libro è quello di far conoscere la genialità di Fellini, che appartiene all'intera umanità e in particolar modo alla cultura italiana, ma soprattutto volevo dimostrare la validità delle mie teorie.
La cosa che mi ha maggiormente stimolato è stata la complessità del pensiero di Fellini che è riuscito ad amalgamare, come un ingegnere del pensiero, la creatività, la poesia, la pittura, la comicità e la storia, come nessuno prima di lui. Ha saputo descrivere in maniera limpida che cosa sia il cinema e lo rappresenta in modo assoluto. È l’unico regista che ha saputo dare un'identità vera al cinema. Federico Fellini è il cinema.

Il cinema deve essere distinto dalla pittura, dal romanzo e da altre forme di arte, altrimenti il prodotto finale è semplicemente un banale film. Il cinema deve avere la propria identità e Fellini è riuscito ad attribuirgliela; deve avere il proprio pensiero come ha fatto nel suo Casanova, che non è una semplice copia dell’omonimo romanzo scritto da Giacomo Casanova. Fellini legge questo libro, ma poi fa un film con un contenuto totalmente diverso, come piace a lui. Nei suoi racconti Tonino Guerra spesso ripeteva la frase di Fellini: "Ragazzi, al di sopra del pensiero c’è l’immaginazione".
Non sono io a dover stabilire se vedere in quest’ottica sia giusto o meno. Il cinema di Fellini è come un puzzle: chi riesce a comporlo dal primo all’ultimo suo film si avvicina maggiormente al suo pensiero. Esso costituisce un corpo unico, una specie di mosaico che inizia a svolgersi dalla nascita fino alla morte, dalla prima sino all’ultima delle sue opere. Essendo i suoi film collegati gli uni agli altri, risulta impossibile analizzarli singolarmente. Già dall’inizio della sua carriera, dal primo ciak, aveva un disegno ben preciso davanti ai suoi occhi. Soltanto attraverso questi suoi collegamenti possiamo capire le sue opere, che altrimenti rimarrebbero un mistero. Non c’è una via di mezzo: o si riesce a costruire il puzzle o lo si abbandona.
Senza dubbio l’umiltà, la genialità e, paradossalmente, l’essere "bugiardo con grande onestà" erano le caratteristiche peculiari di Fellini. Le bugie nascevano dal desiderio di nascondere la propria genialità. Credo che egli abbia potuto vedere e distinguere il confine netto tra il sentimento, il pensiero e l’immaginazione; impresa ardua che nessun altro artista aveva compiuto. In una sola frase possiamo dire che Fellini, fondamentalmente, ha dato dignità e identità vera al cinema. Mi esprimo liberamente e senza esitazioni sulla sua vera natura cinematografica e affermo che lui debba essere considerato alla stregua dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi.
Nel 2002, cioè nove anni dopo la sua scomparsa, l’emittente francese Arte France distribuiva un documentario di quasi cento minuti sulla vita di Fellini, intitolato "Sono un gran bugiardo". Sappiamo che nell’arte si può raccontare tutto tranne le bugie, in quanto essa è risonanza dell’anima; ma allora, cosa voleva insinuare con quell'affermazione? In maniera diplomatica invitava lo spettatore ad andare a trovare il senso delle sue opere. Inventarsi delle bugie era anche un modo per sottrarsi alle domande dei critici.
Fellini, da sempre amante del cinema muto, ha realizzato tutte le sue opere come se fossero film muti, nonostante i dialoghi tra i protagonisti. Ecco perché è necessario seguire attentamente le sue opere e notare tutti gli elementi di cui fa uso, comprese le musiche, il set o persino i rumori fuori campo. Non è possibile canalizzare il nostro pensiero, o meglio il sentimento, su uno o due lavori, nè è possibile valutare ogni opera singolarmente. Inoltre, posso affermare che Fellini ha creato i suoi film in maniera tridimensionale. Le coordinate sono: seguire la trama, guardare le scenografie ed ascoltare ogni singola parola. Sono queste le tre dimensioni importanti di ogni sua opera.
Personalmente, non posso dire quale mi piaccia più dell’altra. Non posso affermare che un fotogramma sia migliore dell’altro: ogni respiro dei suoi film è importante e dà vita alle sue opere. Posso però affermare che come intensità filosofica sono entusiasta di La Dolce Vita e di la Voce della Luna; come intensità poetica di Amarcord; come indice di difficoltà di produzione Intervista; e come intensità di piacere E la Nave Va.