Asa nisi masa
Bisogna seguire per quasi sei minuti, con molta concentrazione
e attenzione, ogni fotogramma e ogni parola, altrimenti si rischia
di non capire il concetto della filosofia felliniana e il significato
dell'intero film.
Siamo nel vivo del film già qualche secondo prima che
Maurice con la sua bacchetta magica entri in scena. Gloria,
l’amante giovanissima di Mezzabotta, dice: "Sentite che voce
della sorgente, acqua felice la chiamavano i latini".
Subito dopo Maurice, curvandosi, entra in scena e chiama per
nome la sua compagna: "MAYA!" che è capace di leggere i
pensieri dei presenti. Maurice, entrando in scena in quel modo, è
come se facesse il suo ingresso nella filosofia Maya.
La fidanzata del produttore dice: "Avrei gran paura a far
leggere i miei pensieri". Il produttore le risponde: "Sta tranquilla
che tu non corri alcun pericolo", sottintendendo che lei ha la
testa vuota.
Maurice si concentra su Guido e trasmette il suo pensiero a
Maya, che dice: "Non capisco", mentre sulla lavagna scrive le
famose parole "Asa Nisi Masa".
Si pensa che sia il cosiddetto linguaggio "serpentino", che
consiste nel dividere ciascuna parola in sillabe: A-sa Ni-si Masa,
prendendo la prima sillaba di ciascuna parola si ottiene
ANIMA. Questa versione, però, non convince e non è
giustificata dalle scene che precedono e seguono la posizione
delle parole Asa Nisi Masa sulla lavagna.
Dare per forza il significato di ANIMA a queste lettere non è
corretto.
Cosa significa allora Asa Nisa Masa?
Bisogna collegare il riferimento a "latini", "vuoto" e "Maya".
Il latino ci indirizza ad un'altra lingua antica, il sanscrito, il cui
ruolo nella cultura indiana è simile a quello del latino nella
cultura occidentale, e in sanscrito "Shunyata" significa "vuoto",
ciò che il produttore dice della sua fidanzata, ma significa anche
"illusione".
Maya è il principio universale della filosofia induista,
intimamente associato al brahman che rappresenta la verità, lo
spirito assoluto. Questa filosofia è l’illusione ovvero il velo che
copre la vera essenza del brahman; ecco perché la sensitiva ha
un velo sugli occhi, così che gli uomini non riescono a
distinguere la fondamentale unità spirituale del cosmo e restano
ingannati dalla molteplicità del mondo fenomenico. Questo
spiega perché Fellini gira molte scene difficili da interpretare.
La scuola induista del Vedanta ha sottolineato, in modo
particolare, la forza della filosofia maya che si manifesta
nell’aspetto dell’avidya, la non-conoscenza che svia l’uomo
dalla verità assoluta dell’identità di brahman, anima universale e
atman, anima individuale. Pur coesistendo l’anima universale e
l’anima individuale, il significato di "Asa Nisi Masa" non è
"anima".
Nell’atman incontriamo una formula "Tat Tvam Asi" che
significa "Lo sei tu stesso". Maya, nella cultura occidentale, è
monismo assoluto mentre nella cultura indù si chiama "Advaita
Vedanta", che significa "non dualismo", "non pensiero"; per
questo motivo, a mio giudizio, Fellini non usava il "pensiero"
come input nella sua vita artistica; la scintilla iniziale era il
"sentimento".
Allora come fa questo Genio a mettere in scena l’illusione
della filosofia maya? Lo fa portandoci direttamente da Andrea
Mantegna, pittore e incisore italiano (1431-1506), e ci trasporta
nell’opera "Camera degli Sposi", dipinta dal 1465 al 1474.
Mantegna studiò una decorazione ad affresco per tutte le pareti e
le volte del soffitto, adeguandosi ai limiti architettonici
dell'ambiente, ma al tempo stesso sfondando illusionisticamente
le pareti con la pittura, creando così uno spazio dilatato ben oltre
i limiti fisici della stanza. Sulla parete bianca, dietro la nonnina
appisolata, si vede l’ombra gigante della mamma che va ad
inglobare l’ombra piccola di Guido bambino; il bimbo è ancora
privo di pensiero e di ideologie, ma viene preparato e istruito dai
genitori che portano con loro l’illusione e la religione. Le ombre
si fondono tra di loro, ma è l’ombra grande della madre che
porta via con sé l’ombra piccola di Guido.
Le scene che si susseguono hanno il significato degli
affreschi del Mantegna. C’è un oculo, una piccola apertura nel
soffitto che può essere anche di ferro battuto, ed è presente nel
letto del bambino, come uno scaldaletto di ferro battuto, il
cosiddetto "prete". Il foro viene utilizzato anche per far
penetrare la pioggia. Il putto del dipinto è raffigurato con
bambini nudi, quasi sempre di sesso maschile, che stanno
facendo il bagno dentro una tinozza. Dall'oculo soprastante una
bambina lancia su di loro chicchi d’uva.
Nella scultura, invece, i putti assumono una forma ancora più
decorativa: sorreggono ghirlande, come si trova sui sarcofagi.
Infatti, in queste scene, si nota chiaramente la presenza di due
tombe.
Il putto sovente è raffigurato con le ali e per questo motivo la
ragazza, prima di dire "Asa Nisi Masa", muove le sue mani
come fossero due ali e indica un quadro appeso sulla parete per
indirizzarci verso l'opera di Mantegna.
In una scena, la vecchia nonna lamentandosi, parla da sola del
suo mancato sposo, mentre raccoglie le tende stese ad asciugare
su una struttura di legno fatta come la cupola del soffitto della
Camera degli Sposi.
Fellini si muove in questo senso per due motivi: per dimostrare
la sua "genialità e creatività" e per indicare "l’illusione" che ha
portato quel particolare Profeta a creare una dinastia religiosa.
La Camera degli Sposi è stata affrescata per la celebrazione
politico-religioso-dinastica di una intera famiglia. Ecco perché
tutte le scene si svolgono nella sala grande, dove avvengono più
tardi le sequenze di poligamia. Nelle scene dell’Harem, Guido si
immerge nella tinozza dell’illusione, la stessa in cui durante la
propria infanzia i bambini facevano il bagno. Fellini, in questo caso, vuole trasmettere [...]
[...]